sabato 31 marzo 2007

BULLISMO

numero verde 800669696
Talvolta prendo il treno. Percorro medie e lunghe distanze. Mi sposto così da una parte all'altra utilizzando il tempo, magari, per scrivere. O per riflettere. Per riposare. Anche per inquinare meno. E se ci metti che sono ligure, perché no? anche per risparmiare...
Beh, sul servizio sorvoliamo, ok?

Ti dicevo: uso il treno. Fin qui niente di eccezionale... l'altro giorno, però, qualcosa mi ha disturbato. E inquietato profondamente...

Guardami... Sono seduto all'inizio di questa carrozza e mi dirigo a La Spezia.... sono le 7 e 30 e, nonostante sia ancora assonnato, trovo piacevole e adorabile la compagnia degli studenti dai 14 ai 17 anni che affollano tutt'attorno. Belle facce, bei modi di porsi, comportamenti più adulti rispetto ai miei tempi...
Poi una nota stonata. Irrompe nei miei pensieri. Ma non focalizzo subito. Le risate allegre si fanno più forti, a scoppi... vocii concitati da un gruppetto. Quello laggiù, lo vedi? Mentre cala misteriosamente il silenzio tra gli altri viaggiatori. Alcuni dei quali uomini e donne dai 30 ai 50 anni. Distolgo lo sguardo dal paesaggio che mi scorre a lato, e lo poso prima su chi mi è più vicino. Uomini , donne, ragazzi chini a fissare il pavimento della carrozza... alcuni s'inervosiscono... altri ancora fanno finta di niente.
Ma cosa succede? perche ora sento schiamazzi e risa indecenti? E frasi pesanti volano, all'indirizzo di un ragazzino che avrà sì e no 14 anni...

Li vedi? ci sono quattro individui, tre o quattro anni più di lui, a dieci metri da me... questi tizi lo attorniano e si divertono a colpirlo con un giornale arrotolato. Ei tonfi dei colpi che gli infliggono?raggelano nel cuore di tutti noi. Lui cerca di sdrammatizzare, scherza, chiede di smetterla... ma loro, niente! giù a colpire e a ridere. Sedute in prossimità, tre ragazze si sganasciano dalle risate. Una quasi casca dal sedile...
Tu che fai in queste situazioni? Io di solito sono una testa calda... e intervengo sempre. Ma in quest'occasione tentenno... non riesco a giudicare. E' stato o no passato il limite?
Poi mi accorgo che tutti sono schifati tanto e quanto me, ma sono come incatenati da una sorta d'impotenza.

Ma non bruciamo i tempi... dicevo, che fare? Intervengo o non intervengo?

Alla fine mi alzo, mi avvicino al gruppetto di bulli, che mi guardano negli occhi e di rimando si lanciano occhiate d'intesa...
Ora, io mi limito a chiedere se c'è qualche problema... se è tutto a posto... alla loro indifferenza, e anche perché coperto dai colpi di giornale che ancora infliggono al malcapitato, alzo la voce, e aggiungo qualcosa come "Allora ragazzi? Cosa c'è che non va? E' il modo di comportarsi questo?"
Per tutta risposta ottengo un "fatti i c...i tuoi, non vedi che stiamo scherzando? Non ci disturbare..."
Non ti sto a riportare tutto per filo e per segno, senò ti addormenteresti, o mi odieresti...
Quello che mi colpisce di loro, è il forte spirito di aggregazione. Ma in negativo! Allora, sono lì che parlo con quello che fino a poco prima vibrava le giornalate. Gli dico se è modo... cosa ne pensa di comportamenti simili... gli faccio notare che nessun altro si sta comportando così... e quello? Ripete con prepotenza solo tre o quattro frasi, che sa consolidate... "Non sei tu a dovermi fare la morale, io sto scherzando, mi hai interrotto, sono minorenne e non puoi farmi niente, comunque non ho passato il limite, e anche se lo avessi fatto non devo rendere conto a te... smettila di agitarmi la mano davanti senò dico che mi vuoi picchiare. Stai attento che ti denuncio". Ma si fa forte solo perché sa di non essere solo... è con il "branco".
Ma lo senti anche tu? Il bello di tutto questo è che questo pischello di 16-17 anni lo dice da "convinto". E gli altri, rincarano la dose: "Vai a sederti vecchio, cosa vuoi da noi... non vogliamo parlarti... non ti permettere più di molestarci... siamo in quattro e se cerchi rogne... e poi prova solo a sfiorarci..."
Capito l'antifona? Sti vigliacchi...

Te la faccio breve... mi vergogno a dirlo, da quel momento in poi mi sono comportato un po' da bullo... e solo ad un certo punto ho desistito, per non oltrepassare io stesso quel "limite".
Poi ho detto che la prossima volta avrei chiamato la polizia, perché non tollero comportamenti del genere... qui uno ha detto provaci, diciamo che sei matto, che hai tirato fuori l'uccello..." a questo punto mi è bastato tirare fuori il cellulare e comporre il numero. Ho aggiunto soltanto: "Che faccio? Proseguo?" Inutile dirti che è calato il silenzio. Solo in quel momento ho visto dei cani che mollavano la presa, come sotto il peso di bastonate.
Ho sentito solo un tremolonte "ok, ho sbagliato... ti basta questo?"
Mi è bastato.

Ora ce il solito amabile vocio, sul treno... gente che chiacchiera, che ripassa la lezione, qualche lecito mugugno... anche belle risa. E una gioventu' sana...
Dopo 15 minuti il treno si ferma a Pescia. Le tre ragazze si stringono maternamente intorno al poveraccio che poco prima aveva subito le prepotenze... non ridono più. Decidono di scendere dall'altra parte della carrozza, assieme a lui, cercando di mettere più distanza possibile tra loro e quei bulli...
Quel ragazzo 14enne, mi manda una timida occhiata di ringraziamento, anche se subito si rannuvola per paura di rappresaglie.
E i quattro? Sanno d'avere sbagliato, ma che fanno? Mi sfidano con un sorriso beffardo e senza mai abbassare gli occhi... Uno grosso mi dice sottovoce... "E ti è andata bene che il treno era affollato".
Sti vigliacchi...

Ebbene questo è bullismo!

Ma quello che mi ha fatto stare veramente male è questo: c'èrano almeno altri 8-9 adulti (uomini e donne dai 30 ai 50 anni) che non sono mai intervenuti. Nè prima, nè durante, nè dopo! Anzi, se avessero potuto si sarebbero volentieri volatilizzati.
Tutti sembravano veramente sollevati... sapevano che avevo fatto la cosa giusta, ma nessuno mi ha salutato, quando siamo scesi insieme nella stazione di fine corsa.

Ebbene, questo è cretinismo!
Uso spesso il treno, ma spero di non dover mai più assistere a scene del genere... male che vada, non chiedo troppo, solo che tra persone oneste e perbene si faccia "branco" per andare in soccorso dei poveri malcapitati nelle spire di qualche idiota che crede gli si faccia un complimento quando lo si definisce bullo.
A chiunque me lo chieda, invio materiale tratto da una pubblicazione di TELEFONO AZZURRO che aiuta ad affrontare il bullismo e a risolvere le problematiche inerenti...

sabato 24 marzo 2007

IN MERITO ALLE CRITICHE...

Ultimamente, oltre ad aver ricevuto complimenti estremamente lusinghieri, sono stato oggetto di critiche costruttive (e non) da parte di alcuni miei cybervisitatori...
In poche parole, mi è stato contestato il fatto che mi schiero troppo spesso a favore dei diritti degli uomini (o comunque sembrerebbe sia duro in particolar modo con le donne), e che il mio modo di fare informazione (troppo giornalistico, a detta di qualcuno) si riduce a dare esclusivamente notizie, senza creare dialogo o punti di convergenza, col rischio di creare pregiudizio.

Capisco i motivi che hanno spinto queste persone a esprimere in questo senso il loro parere (che come tale è solo un punto di vista), opinione che rispetto, ma voglio anche spiegare le mie ragioni per gettare un fascio di luce sulle tenebre di alcune piccole incomprensioni comunicative che sembrerebbero sorte...

Io sono quello che mangio, quello che faccio, quello che penso, quello che dico, quello che scrivo, quello che mi piace essere...
Ho quindi deciso di pubblicare un blog per farmi conoscere meglio, e farmi apprezzare (o disprezzare) per quello che realmente sono, non per quello che le menti di alcuni proiettano di me, o su me...
Usando un linguaggio metaforico, noi siamo degli "oggetti" di varie forme e misure, di diversi colori... con diverse sfaccettature (levigate, rugose, appiccicose, porose...). Ora, se qualcuno inciampa su di noi, può ritenerci "oggetti" (o meglio, soggetti) pericolosi...; chi invece ci impiega per difendersi scagliandoci contro qualcuno, ci vedra come uno "strumento" utile...
Chi ha problemi di vista? Non ci potrà certamente apprezzare nel pieno del nostro splendore!
La persona alla quale dà noia il "ruvido", troverà sempre, e solo, e comunque da ridire su questa peculiarità (che altro non è che una delle nostre sfaccettature) e si coalizzerà per forza di cose, assieme ad altri soggetti suoi simili, contro di noi.
Ci saranno visionari che ci dipingeranno come cristi e madonne..., ma anche isterici e asociali che ci vedranno come degli "oggetti" mostruosi...

Insomma, alla fine io, tutti noi, siamo anche come ci percepiscono gli altri. Però, consentitemelo, sta a noi dare l'occhiale al miope e far conoscere la parte levigata a chi ha un'intolleranza (o fobia) per le superfici ruvide...

Sono un uomo e, come tale, tendo a parlare meglio delle problematiche maschili... quello che racconto sono principalmente sensazioni, colori, sapori, che provo e gusto personalmente, o esperienze vissute e/o raccontatemi da chi mi sta intorno.
Il contatto con gli altri , infatti, mi aiuta a mettermi in discussione, e ad affrontare alcune tematiche piuttosto che altre... eccetera.
Per giunta, a me non piace trattare gli argomenti modaioli, quelli che vanno per la maggiore, tanto per intenderci... e comunque cerco di dar voce a chi ne ha meno!
E poi, su, riflettiamo: oggi è molto facile parlare della violenza subita dalle donne... fin troppo facile! Premetto che io sono contro tali abusi, e che in passato mi sono battuto strenuamente a difesa delle donne... quindi in tal senso ho abbondantemente dato (anche se non mi stancherò di ripetere che non si fa mai abbastanza in merito). Ma qui voglio denunciare che, se prima non se ne parlava per niente, ora si sta esagerando nel senso opposto! Si è arrivati al punto di tutelare solo alcuni diritti (anche per "cavalcare l'onda") o di dare suono solo ad alcune campane (forse per un inspiegabile senso di colpa generalizzato insito nella Società odierna, probabilmente scatenato dai millenari abusi fatti ai danni delle donne), a discapito di altre campane...
Ebbene, anche questo è intollerabile altrettanto quanto la violenza subita dalle donne!
E' un atto abominevole quello che compie un padre quando violenta la figlia! E' altrettanto un atto abominevole quello di una madre che imprigiona in soffitta il figlio ritardato per 30 anni...
Un uomo non deve ammazzare la figlia perché si è trovata un fidanzatino italiano, e una donna non può centrifugare la propria creatura in lavatrice perché le dà noia il suono del suo pianto!
E' abominevole picchiare una donna... è altrettanto abominevole scagliare ogetti, o vibrare lame di coltello nei confronti di un uomo.
E poi chi mi spiega perché una donna, quando commette un qualsiasi crimine... tutti la difendono e la commiserano ("poverina, non l'ha fatta a posta...", oppure "ha fatto bene...", o ancora "chissà cosa le stavano facendo"), mentre basta solo che la stessa non tolleri la presenza di un "oggetto" maschile per darle diritto d'agire in preda a crisi isteriche e/o nevrotiche con l'alibi che tanto è una donna... o di attuare comporamenti mobbizzanti.

Perché questa sorta d'impunità tutta femminile? Perché?

Ma quello che mi fa inorridire sul serio, è vedere come certi uomini usino un altro organo al posto della testa, quando si bevono la storiella del "mi molesta"... frase fatta, usata e abusata soprattutto dalle donne violente come beffa nei confronti dei malcapitati già sufficientemente danneggiati...
L'uomo dovrebbe mettere in moto il cervello, non il "pisello", prima d'intervenire a difesa di queste arpie...

E poi, c'è qualcuno che mi sa spiegare perché si può parlare a senso unico solo di certi argomenti senza incappare nel malcontento generale?

Mi fermo qui...
Ma prima voglio aggiungere solo questo: il mio blog è nato da poco, quindi ci sarà tempo e spazio per affrontare argomenti su argomenti, e dipanarli in tutte le salse... e, inoltre, un po' di spazio lo lascio a tutte le voci... raccontatemi le vostre storie, e se avete ragione, vi difenderò a spada tratta!


dannycavalera@tin.it

venerdì 23 marzo 2007

Talent's Space - LAROSSADIKLIMT



Questa rubrica l'ho creata espressamente per i lettori e le lettrici del mio blog...

E' uno spazio libero aperto a tutti coloro che a mio insindacabile giudizio mostrano d'avere, o possiedono, talento...


LAROSSADIKLIMT
Oggi ho fatto la conoscenza di una cybernauta speciale, molto dolce e intelligente, con la quale ho avuto uno scambio di opinioni molto costruttivo. Da questo confronto ne sono uscito arricchito e, per questo motivo, ho deciso di omaggiare la sua mente, il suo animo e la sua arte...
Mi si è presentata con il nickname larossadiklimt, e come tale ve la propongo con una delle sue poesie...



MAI PIU’ SCRIVERO’ D’AMORE

Mai più scriverò d’amore
Mai più parlerò di quell'amore
Non si può spiegarne la differenza
L’uomo e la donna s’amano peccando!
Di presunzione, di follia, di gelosia
Quando s’amano i figli con le madri
O le amiche per la vita
Non si sente quel dolore
Non si sente quella fatica
Ma un uomo che ama una donna
Traccia un solco nelle anime sue
E
restano solo foglie secche a marcire
A relazione consumata



mercoledì 21 marzo 2007

COMME TI AMMAZZO IL BAMBINO: LA SINDROME DI MEDEA

Immagine tratta dal sito di Sofia Maglione
La violenza satura la società odierna... in tutte le più disparate sfumature. E i modi e le forme attraverso cui si manifesta sono sempre più ambigui per cui molto spesso è difficile riconoscerla: si va dal massacro, dall'odio, dall'atrocità collettiva che sono forme molto “scenografiche” e le più facilmente identificabili, alla violenza più sottile del dominio economico, del rapporto tra capitale e lavoro, della divisione tra Nord e Sud del mondo, fino poi ad arrivare alle violenze definite "ordinarie", quelle esercitate contro i più deboli. In questo caso sono le donne, i bambini e tutti coloro che vivono e operano ai margini della società a farne le spese. Se in un passato recente era possibile distinguere in un determinato avvenimento sia il carnefice che la vittima, nella odierna realtà, spesso gli “interpreti” si scambiano i ruoli. E la cosiddetta “società”? È impotente davanti a queste situazione... e non riesce né a prevenire tali azioni, né tantomeno ad aiutare/proteggere gli attori che le agiscono o le subiscono.
Nello specifico, faccio riferimento alle donne (che mi rifiuto di definire madri), che uccidono i propri figli. La cronaca nera italiana ha trattato frequentemente vicende di questo genere e ha portato alle luci della ribalta drammi che, nella storia del genere umano di ogni latitudine e luogo, sono sempre stati “guardati” con orrore e profondo sgomento.

L'art. 578 del Codice Penale così punisce "La madre che cagiona la morte del proprio neonato immediatamente dopo il parto, o del feto durante il parto, quando il fatto è determinato da condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto, è punita con la reclusione da quattro a dodici anni. A coloro che concorrono nel fatto di cui al primo comma si applica la reclusione non inferiore ad anni ventuno. Tuttavia, se essi hanno agito al solo scopo di favorire la madre, la pena può essere diminuita da un terzo a due terzi". Quindi, nel concetto, di infanticidio, così come previsto dal codice penale, la parte attiva che procura la morte è data dalla madre, l'uccisione è in persona di un neonato nell'immediatezza del parto, e l'evento criminoso è in relazione con l’abbandono materiale e morale dell'autore del delitti.
I genitori che uccidono i propri figli al di fuori di questo strettissimo arco temporale, saranno colpevoli di omicidio. L'articolo 575 del C.P. afferma che "Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ai ventuno anni". Diverse pene quindi, per delitti simili, la cui unica sottile differenza si basa unicamente sull'età della vittima.
Dal punto di vista teorico molto è stato fatto per riconoscere l'infanzia come categoria a sé stante rispetto alla maturità, con esigenze e problematiche svincolate da quelle degli adulti. Tuttavia sappiamo che, nella realtà, molto ancora deve essere fatto per garantire (in modo particolare ai bambini in condizione di indigenza o di deprivazione), una vita più serena.

martedì 20 marzo 2007

NAOMI, TESTIMONIAL DELLA VIOLENZA FEMMINILE!

Vi riporto una notizia ANSA, copiata pari pari, così come è apparsa quest'oggi 20 marzo 2007

NEW YORK - Stivali dai tacchi vertiginosi ai piedi e scarponi da lavoro in spalla, la top model Naomi Campbell ha timbrato il cartellino del suo primo giorno di lavoro presso il Sanitation Department di New York, la nettezza urbana newyorkese. E' cominciato così il primo di cinque giorni di lavoro socialmente utile, 'punizione' inflitta dalla Corte di Manhattan alla modella per aver aggredito e ferito la cameriera Ana Scolavino lanciandole il telefono cellulare. Una sentenza che ha avuto il sapore del contrappasso dantesco per la diva delle passerelle che, armata di stracci e ramazza si è dedicata alla pulizia dei pavimenti di uno stabile del Lower East Side di Manhattan. Col viso nascosto da un berretto e da un gran paio di occhiali scuri, Naomi ha sfilato davanti agli obbiettivi dei fotografi, che l'hanno immortalata in strada, mentre alle otto del mattino si recava 'al lavoro' scortata da un agente del Dipartimento. I fotografi però non sono stati fatti entrare nel locale al seguito della Venere nera in versione spazzina: a differenza del cantante Boy George - spedito per simili ragioni a spazzare le strade della Grande Mela e tenuto costantemente sotto l'occhio delle telecamere - l'ordinanza del giudice ha concesso alla Campbell di 'fare penitenza' alla larga dagli obbiettivi dei paparazzi. La modella tuttavia ha già trovato il modo per trasformare la cocente umiliazione in pubblicità, avendo dichiarato l'intenzione di mettere all'asta per beneficenza la 'divisa' indossata sul lavoro: "Il ricavato andrà direttamente al Fondo per l'Infanzia di Nelson Mandela", ha detto la top model. L'incidente, il quarto del genere che ha coinvolto Naomi, risale al marzo dell'anno scorso. Non riuscendo a trovare un paio di jeans nel suo favoloso appartamento su Park Avenue, la modella si era scagliata contro la cameriera accusandola di essere una ladra e colpendola alla testa con il suo telefonino cellulare intarsiato di pietre preziose. La poveretta era stata portata in ospedale dove i medici avevano dovuto metterle cinque punti di sutura.

sabato 17 marzo 2007

BUKOWSKI, CHI ERA VERAMENTE?

Mi è pervenuto un articolo di cronaca italiana, che giro a tutti i visitatori del mio Blog, nel quale ci viene mostrato un Bukowski negli inusuali panni di un benestante noto scrittore, immagine ben lontana dalle foto che venivano scattate durante le interviste che concedeva a quotidiani e riviste.
Se avete materiale analogo, inviatelo a:


PAURA DEL CORAGGIO

Immagine tratta dal disegno d'un bimbo di 2a,
Scuola Elementare Vittorio Piccinini - Roma)
Si scambia spesso per coraggio quella che è incoscienza... in altre occasioni, la paura paralizzante è scambiata per impavidità... molti seminano spavalderia sperando di mietere coraggio (o solo nella speranza di farla passare come tale). Ma cos'è veramente il CORAGGIO?

Tutti noi siamo razionalmente coraggiosi, ma quanti lo rimangono in situazioni in cui è la nostra parte irrazionale a farci comportare di conseguenza?
Inolte ci sono vari gradi di impavidità. Ad esempio, Seneca affermava che "Non è veramente coraggioso colui il cui coraggio non cresce col pericolo".
Io aggiungo che ci sono, oltre ai vari" gradi", anche diversi tipi di coraggio: quello di fare, quellod'essere...
Io preferisco quest'ultimo...


IL MIO CORAGGIO DI ESSERE

La mia voce? È un alito. Di vento. La folata d’una vita di belle idee, alle quali credo con cuore e sofferenza. Ideali, è vero, che però son certo possono farmi cambiare, e migliorare anche il mondo. Sono fondalmente un uomo solo, armato di tastiera, che con piccoli tocchi digita parole di coraggio da far colare come miele sul mondo...
Sono odiato dai vigliacchi e dai deboli che non riescono nemmeno a pensare le cose più elementari che faccio. Forse morirò giovane e pieno di guai, ma avrò vissuto. Vissuto veramente. Contro i prepotenti. L'ignoranza. La cattiveria. E avrò nuotato in un mare di "tempeste" per ridare qualcosa a chi ha perso tutto nel niente: anche e solo la dignità... Unisciti a me. Pensa, e scoprai che puoi decidere... e vincere contro le tue debolezze per affrontare prepotenti, ignoranti, vigliacchi...

Daniele Cavalera



DESCRIVI, O DEFINISCI IL CORAGGIO... RACCONTA LE TUE STORIE. MA SOPRATTUTTO NON INDIETREGGIARE MAI DAVANTI A CHI TI VUOL FAR CONOSCERE LA PAURA...



venerdì 16 marzo 2007

STRANIERI IN ITALIA - LA TESTIMONIANZA DI OLGA BABENKO

Ho conosciuto Olga Babenko, una signora straniera (segretaria del VWR), e sono rimasto particolarmente affascinato dalla sua vitalità, dalla cultura che possiede, dalla sua esperienza di vita, dal carattere combattivo, dalla grande forza d'animo... Dialogando con lei, sono venuto a conoscenza di una vicenda scandalosa ed eclatante, inverosimile, che le ha causato danni morali, fisici e materiali, e ha ferito lei e i suoi familiari nell'orgoglio, ma soprattutto nell'onore. E causatole gravi dissesti economici. Olga è una signora straniera che ha visto naufragare molti dei suoi sogni a causa di connivenze e collusioni criminali. Vi riporto la sua storia così come me l'ha raccontata; il testo che segue sarà l'introduzione al suo sito, che ho avuto l'onore di visionare in anteprima, in fase di costruzione. Non ho corretto o censurato neanche una parola, o torto il capello a una virgola, per far trasparire tutto quello che Olga è:


Sono una cittadina straniera – una di quelli pochi stranieri che sono arrivati in Italia con un regolare permesso d’ingresso. Ero venuta in Italia affascinata dall’arte antica e dallo spirito della storia, dall’incantevole natura e dalla ricchissima cultura. Avevo l’intenzione di aprire un’attività imprenditoriale in proprio, una fabbrica di produzione delle colonnine e degli altri oggetti da polvere di marmo di Carrara, il che avrebbe creato i posti di lavoro e avrebbe contribuito anche allo sviluppo economico locale. Avevo dei bei progetti per il futuro e avevo perfino creato la famiglia in Italia, sposandomi con un italiano.
Non ho potuto aprire la mia attività per il motivo che sono stata colpita dalla criminalità organizzata italiana: sono stata illegalmente spogliata del possesso di tutti i miei beni, sono stata illegalmente spogliata del possesso della mia regolare abitazione, i miei figli sono stati sequestrati per 45 giorni e sono stata sottoposta all’estorsione del denaro e in cambio della loro liberazione. Dicendo il termine “criminalità organizzata” noi immaginiamo un gruppo delle persone di brutta presenza e di basso livello di cultura che compiono i reati crudeli più disparati. In realtà non è così. La vera criminalità organizzata ci aspetta là dove noi la aspettiamo di meno, là dove non possiamo neanche immaginare, nelle situazioni incredibili ed inverosimili. Un rappresentante della criminalità organizzata di solito ha un buon inserimento sociale, ha un posto di lavoro statale, ha degli appoggi altolocati e gode della totale impunibilità per i reati compiuti nel caso se fosse querelato: grazie agli appoggi gli indagini vanno regolarmente insabbiati, il denunciato non va neanche iscritto sul registro degli indagati, sia Giudici sia Pubblici Ministeri si rifiutano di sentire i testimoni e di valutare le prove e mandano velocemente le pratiche in archiviazione – questo è la vera criminalità organizzata!!!

Nell’anno 2003 la mia storia era diventata pubblica, ma i svariati giornali sul posto di adempiere al dovere di cronaca si erano occupati del diffamarmi e del nascondere dall’opinione pubblica quello che era accaduto veramente, mentre quello che è successo è veramente scandaloso e indegno di un paese civilizzato, i cittadini hanno il diritto di sapere quello che è successo, hanno il diritto di essere informati. Ho querelato i giornali ed i siti Internet che si erano permessi di diffamarmi e di scrivere il falso e ho chiesto di rettificare il materiale falso tramite pubblicazione degli articoli di correzione. Nulla da fare. Dal 2003 fino ad oggi non ho avuto alcun’udienza, i giornalisti colpevoli del reato di diffamazione non sono stati puniti e gli articoli riparatori non sono stati pubblicati. Il mio onore e l’onore di tutta la mia famiglia rimane tutt’oggi GRAVEMENTE LESO, lo Stato Italiano omette di intervenire nella situazione e si dimostra di essere TOTALMENTE ASSENTE.

Si ricorda che uno dei compiti di ogni Stato civilizzato è quello di intervenire per la difesa dei cittadini onesti lavoratori e dei loro diritti sanciti dalle Costituzioni, Convenzioni e dalle leggi, di tutelare la sicurezza personale e di proteggere contro le violenze e le sevizie da parte sia di funzionari governativi, sia di ogni gruppo od istituzione.
Si ricorda che ognuno, indipendentemente dalla razza, colore od origine nazionale o etnica, ha il diritto ad un equo processo e a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale; al rispetto della vita privata e familiare, del proprio domicilio; alla proprietà privata, alla libertà personale, alla sanità, alla famiglia e alla libertà di circolazione.
La mia famiglia si è trovata di essere deprivata di questi diritti di base.

Dal 2001 Le Autorità competenti italiane omettono di adempiere il loro dovere istituzionale, quindi ho deciso di pubblicare la mia storia, indicando apertamente tutti i nomi e tutti i dati delle persone che hanno compiuto i reati nei confronti della mia famiglia – in base dell’art. 12 Lett. H e H-bis L.675/96 Privacy, auspicando di far valere i diritti della mia famiglia in tutte le sedi competenti.

Attendo che le Procure interessate (con un particolare riferimento alle Procure di La Spezia, Chiavari, Genova e Torino) iscrivano le persone da me denunciate sul registro degli indagati, identificando quelli ancora non identificati, definiscono e inquadrano con cura i reati, iniziano gli indagini sentendo i testimoni e interrogando i denunciati in presenza di un avvocato, effettuano le ispezioni…
Pretendo (è il mio diritto) di riavere i miei beni e che la mia abitazione sia liberata dagli occupanti abusivi.
Pretendo di avere il rimborso danni dovuto in seguito ai reati e ai comportamenti illegali dei Pubblici ufficiali implicati.
Pretendo il ripristino di tutti i diritti civili e umani di cui io e la mia famiglia siamo stati deprivati in seguito ai reati dei Pubblici Ufficiali implicati.
Non chiedo elemosina. Chiedo solo e esclusivamente di osservare e di rispettare la Legge.

Pubblicherò accuratamente il diario degli sviluppi, sperando (???) che questa “GLASNOST” cambi la situazione patologica sussistente. Preciso che ho già ricevuto tanti intimidazioni e tante minacce di morte e se con me o con uno dei miei familiari succede qualcosa è da attribuire alle persone indicate nel testo che descrive i fatti – siccome loro sono gli unici interessati a farmi tacere. Preciso inoltre che non intendo tacere: conosco tante altre famiglie colpite dalla criminalità organizzata italiana che tacciono e non riescono a risolvere la loro situazione, tacere e fare i “martiri” non porta a nulla, porta solo e esclusivamente alle ulteriori ingiustizie.
Nel 2003 ho potuto liberare i miei figli dal sequestro proprio rendendo pubblici i reati dei sequestratori e pubblicando apertamente i loro nomi.

Italia sta diventando la “spugna” di “avanzi di galera” e dei criminali che si nascondono dalla Giustizia nei loro paesi d’origine – che vengono qua come clandestini pur di non scontare le condanne in patria. La mia storia spiega perché le persone oneste non vengono più in Italia e perché vanno via.

“Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di conservarla. Essi ne sacrificarono una parte per goderne il restante con sicurezza e tranquillità.
…la giustizia non è altro che il vincolo necessario per tenere uniti gl’interessi particolari, che senz’esso si scioglierebbero nell’antico stato di insociabilità…
….è interesse di tutti che i patti utili al maggior numero siano osservati. La violazione anche di un solo, comincia ad autorizzare l’anarchia.”
Cesare Beccaria
“Dei delitti e delle pene”



martedì 13 marzo 2007

FRIEDRICH NIETSCHE

Friedrich Wilhelm Nietzsche è il primogenito del pastore protestante Karl Ludwig, reazionario monarchico, già precettore alla corte di Altenburg, e di Franziska Oehler, figlia, come il marito, di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli, Elisabeth e Joseph, che muore nel 1850.
Il 30 luglio 1849 muore il padre, già affetto da disturbi psichici e la famiglia si trasferisce l'anno dopo a Naumburg, dove Friedrich inizia gli studi di lettere classiche e religione. In famiglia apprende la musica e il canto, compone poesie, legge Goethe, Holderlin e Byron; nel 1858 inizia a frequentare il ginnasio di Pforta e due anni dopo, con gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder fonda l'associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali; per l'associazione scrive alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato, visibilmente ispirati dalla lettura di "Fato" e altri saggi di Emerson, specie quelli inclusi in Conduct of Life (1860).
Conclusi gli studi secondari nel 1864, entra nell'Università di Bonn come studente di teologia e s'iscrive nella corporazione studentesca Franconia. Durante una gita a Colonia, avrebbe contratto – ma la notizia è incerta – la sifilide, alla quale si fa risalire l'origine della sua malattia mentale. Nel 1865 si iscrive all'Università di Lipsia, per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e Suida, ma rimane più affascinato da Platone e soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione.
Conosce nel 1867 Erwin Rohde; approfondisce lo studio dell'opera di Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un saggio su Teognide appare nella rivista Rheinisches Museum diretta da Reischl. Il 9 ottobre comincia il servizio militare nel reggimento di artiglieria a cavallo di stanza a Naumburg: nel marzo dell'anno successivo si infortuna seriamente cadendo da cavallo e a ottobre viene congedato. Tornato a Lipsia, l'Università lo premia per il suo saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante privato. L'8 novembre conosce in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus Richard Wagner.
Il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca dell'Università di Basilea grazie all'appoggio di Ritschl tenendovi, il 28 maggio, la profusione sul tema Omero e la filologia classica mentre l'Università di Lipsia gli concede la laurea sulla base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum; nella stessa Basilea conosce Jakob Burckhardt.
Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito: "ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e intendo, è indescrivibile. Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono ancora".
All'inizio del 1870, Nietzsche tiene a Basilea delle conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, "La nascita della tragedia" (1872). A Basilea stringe amicizia col professore di teologia Franz Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue opere, nonostante che la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione.
Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare come infermiere alla guerra, visto che la neutralità della Svizzera gli impedisce di arruolarsi in reparti combattenti. Dopo poche settimane al fronte si ammala di difterite, viene curato e congedato. Nel frattempo scrive "La visione dionisiaca del mondo" ed abbozza "La tragedia e gli spiriti liberi" ed un dramma intitolato "Empedocle", in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità.
Per motivi di salute, Nietzsche dovette abbandonare l'insegnamento e vivere spostandosi continuamente da luogo a luogo, in particolare sulla costa italiana a Genova e Rapallo, quella francese a Nizza, ed in alta Engadina a Sils Maria. Conobbe Lou Andreas Salomé nel 1882, alla quale propose il matrimonio, che ella rifiutò.
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo).
È datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico: mentre si trovava in piazza Carlo Alberto, vedendo il cavallo di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l'animale e pianse; in seguito si buttò a terra urlando ed in preda a spasmi.
Dalla crisi non si riprenderà più। Ricoverato prima in una clinica psichiatrica a Basilea, viene trasferito a Naumburg per essere invano curato dalla madre, prima, e dalla sorella Elisabeth Förster Nietzsche, poi. Trasferito nella casa di Weimar, dove la sorella ha fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore il 25 agosto 1900. La natura della sua follia resta ancora un mistero. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione tramite una follia recitata come una forma di ascesi superiore.

Tratto da Wikypedia - Italian Version

DONNE VIOLENTE

FOTO TRATTA DALLA SERIE TV LE STREGHE Quello della violenza "rosa" non è un fenomeno marginale...
Parlare di uomini picchiati può sembrare poco credibile, e in alcuni casi suona molto offensivo, se si confessa che sono le donne a infligger loro tali violenze. Ciò nondimeno, è una realtà! Questo tema è affrontato più sul continente americano che in Europa perché i movimenti che difendono i diritti maschili sono meglio organizzati e più attenti ai temi sociali, e anche perché l'argomento viene maggiormente diffuso attraverso i mass media. In un'inchiesta condotta da Denis Laroche per l'Istituto nazionale statistico del Quebec nel 1999, 62.700 donne e 39.500 uomini si sono detti vittime di violenza coniugale (dove per “violenza” va inteso ogni tipo di maltrattamento). Cifre queste che vanno contro la storia politicamente corretta secondo la quale gli uomini sarebbero sistematicamente i boia e le donne esclusivamente le vittime. Un altro luogo comune da sfatare e quello per cui gli uomini utilizzerebbero la violenza fisica, le donne i ricatti psicologici. Oggi, invece, capita a molti uomini di esprimere psicologicamente la loro violenza, soprattutto attraverso il silenzio. E oltre l’80% delle donne violente usano ricorrere ad oggetti, stoviglie, coltelli, liquidi bollenti come acqua o caffé… (in alcuni casi anche sostanze chimicamente ustionanti). Durante gli attacchi psicologici, le donne in genere denigrano l'identità sessuale del maschio, la sua virilità, mentre l'uomo violento si limita solamente a voler avere ragione.


La violenza femminile è tabù. Perché?

In ogni coppia (anche al di fuori dell'istituzione matrimoniale), c’è un momento in cui la relazione diventa una lotta di potere nella quale i due protagonisti tendono ad esercitare violenza a turno. Oggi, tuttavia, si assiste ad una valorizzazione della violenza femminile: una donna che si difende o si batte viene considerata come una donna forte. Questo atteggiamento entra in contraddizione con l'immagine tradizionale che la vuole dolce e materna. Bisogna sapere che le coppie lesbiche sono due volte più violente rispetto alle coppie eterosessuali, e che nei casi di infanticidi oltre il 57% dei bambini viene ucciso dalla propria madre. Questo paradosso mina le fondamenta del pensiero femminista che mira proprio a demonizzare il maschio e ad idealizzare la donna. Eppure in Quebec, è la violenza delle donne verso gli uomini in aumento, non l'inverso.


E l'uomo picchiato?

Gli uomini che vengono picchiati fisicamente spesso sono creduti poco e vengono ridicolizzati dai familiari, dagli amici, dai colleghi...

La società odierna (dagli USA all’Europa ) ha voluto guardare con un occhio solo al fenomeno delle violenze coniugali subite dalle donne. Una donna picchiata guadagna uno status non indifferente, e può contattare e trovare sostegno presso migliaia di gruppi o di associazioni per uscire dall'inferno delle violenze coniugali, come spiega la ricercatrice svizzera Sophie Torrent (autrice di una tesi nel 2000 dal titolo L'uomo picchiato, un argomento intimamente tabù). Un uomo che si dice maltrattato prova un enorme senso di colpa e perde il suo status di uomo, finendo per restare isolato. Non esiste allo stato attuale struttura di accoglienza o di sostegno sociale (se non in un unico eccezionale caso: quello della Gran Bretagna è quella che ha forse sta aprendo per prima gli occhi sul problema. Però i britannici, e solo di recente, possono contare solo su tre ostelli per uomini maltrattati. Che si limitano a dar loro accoglienza.

La nostra Sociètà, persistendo nel negare il fenomeno degli uomini maltrattati, sta mettendo al bando tutta una categoria di donne violente che soffrono gravemente a causa dei loro comportamenti. E che hanno bisogno d’aiuto.

E in Italia?
Non ci sono vere e proprie statistiche. Comunque
per il maschio italiano è difficile, se non addirittura impossibile rendere noto un maltrattamento subito da una donna (consiglio un approfondimento sul sweguente blog: http://etendard.blogspot.com/2005/11/sempre-pi-donne-oggi-picchiano-e.html)

Da noi, e per casi di cui ne sono personalmente venuto a conoscenza, spesso un uomo che subisce violenze psicologiche e fisiche (quando lo racconta), si sente chiedere: “Ma lei cos’ha fatto per far reagire così quella povera donna?”

SEI UNA DONNA VIOLENTA, O PENSI DI AVERNE LA PREDISPOSIZIONE? VUOI PARLARNE CON QUALCUNO? CHIAMA IL 339 2941152 PUOI TROVARE LA SOLUZIONE AL TUO PROBLEMA


domenica 11 marzo 2007

poesia - MENTRE MOSTRI...

dedicata a SIMONA di Serravalle

Quali corrugati silenzi
abita
il battito
della tua figura
colorata e operosa
mentre il mio iride
sfreccia benzene
sulla Provinciale?

E quanti spiriti
albergano
nella tua mente,
mentre tutto mi finisce
alle spalle in un niente,
deformato
dalla fuggevole
velocità Vita?

E quali crampi
nutre
l’odio rancido
del tuo rinsecchito
animo
mentre mostri
alla tua figura riflessa
di non scorgermi?

E quanti chilometri
di solitudine animale
sbraneranno
la mia insulsa esistenza
mentre, smarrito,
rotolo d’averti persa
senza mai averti
posseduta?


Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione)

Lido di Camaiore, 16 gennaio 2007

JACK KEROUAC

Jack Kerouac nasce a Lowell (Massachusetts) nel 1922, terzo figlio di Leo e Gabrielle Kerouac. Nel 1926 suo fratello più grande Gerard muore di febbre reumatica, evento che segnerà lo scrittore per tutta la vita. Nel 1940 grazie a una borsa di studio per il football viene ammesso alla Columbia University. Qui conosce Burroughs, Ginsberg e Cassady, il nucleo originario della Beat Generation. Nel 1946 iniziano i suoi folli anni 'sulla strada', i cui resoconti, raccolti nel romanzo ''On the road'', lo consegnano alla leggenda. Fra il '49 e il '57 proseguono i viaggi, i lavori più disparati, la scrittura sempre più intensa e spontanea ma anche l'abuso di droghe e alcool che iniziano a minarne il fisico. Negli anni sessanta, ormai famoso e alcolizzato, si ritira con la madre e la moglie Stella a Lowell dove, isolato dagli amici beat e dal resto del mondo, trascorre giornate in solitudine bevendo in maniera smodata.Si spegne il 20 Ottobre 1969 per un'emorragia interna. Il suo vivere al massimo, lo stile di prosa innovativo, la ricerca costante di spiritualità fanno di lui uno degli scrittori più mitizzati e influenti del Novecento.

CHARLES BUKOSKI

MA CHI ERA VERAMENTE BUKOWSKI? Barbone alcolizzato o elegante signore in doppiopetto?

Bukowski nacque ad Andernach, dove sua madre, tedesca, incontrò suo padre, un soldato polacco-americano, durante l'occupazione tedesca alla fine della prima guerra mondiale. All'età di due anni la sua famiglia si trasferì a Los Angeles, in California. Durante la grande depressione, इल padre di Bukowski fu spesso disoccupato, e a detta del figlio, manesco e ingiurioso. Dopo essersi diplomato alla Los Angeles High School, Bukowski frequentò il Los Angeles City College per un anno seguendo corsi di arte, giornalismo e letteratura.
All'età di 24 anni, Bukowski riuscì a far pubblicare un suo breve racconto, "Aftermath of a Lenghty Rejection Slip". Due anni dopo pubblicò un altro breve racconto "20 Tanks From Kasseldown", ma la sua disillusione verso il settore editoriale crebbe a tal punto che smise di scrivere per quasi un decennio. Passò questo periodo in parte a Los Angeles, e in parte vagabondando per gli
Stati Uniti, vivendo di lavori saltuari e in economiche stanze in affitto.
Nei primi
anni cinquanta Bukowski ottenne lavoro come postino a Los Angeles, ma si licenziò dopo neppure due anni. Nel 1955 fu ricoverato per un ulcera perforante che gli fu quasi fatale. Lasciato l'ospedale iniziò a scrivere poesie. Sposò Barbara Frye nel 1957 ma divorziò nel 1959. La Frye, scrittrice e poetessa (dirigeva la rivista Harlequin, sulla quale erano state pubblicate delle poesie di Bukowski), insisteva nel dire che le loro differenze erano personali, non letterarie, anche se era risaputo che fosse molto critica verso l'opera poetica del marito. Bukowski continuò a scrivere poesie e riprese a bere. Ritornò agli uffici postali di Los Angeles, dove lavorò come impiegato per più di dieci anni.
Nel
1965 da Bukowski e Frances Smith nacque una bambina, Marina Louise Bukowski. Smith e Bukowski vissero insieme per un periodo, ma non si sposarono mai. Nel 1969 Bukowski si licenziò nuovamente per fare della scrittura la sua principale carriera, dopo aver ottenuto uno stipendio di 100$ al mese "a vita" da John Martin, editore del Black Sparrow Press. Aveva 49 anni. Come spiega in una lettera dell'epoca, "Dovevo fare una scelta: rimanere all'ufficio postale ed impazzire, oppure andarmene da lì, giocare allo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame". Meno di un mese dopo aver lasciato le poste, terminò il suo primo romanzo, Post Office, che lo rese celebre.
Nel
1976 Bukowski incontrò Linda Lee Beighle, la proprietaria di un alimentari. Due anni dopo la coppia si trasferì nell'East Hollywood, dove Bukowski aveva vissuto la maggior parte della sua vita, nella punta più sud di Los Angeles. La coppia si sposò nel 1985.
Bukowski morì di leucemia fulminante il
9 marzo 1994 nell'ospedale di San Pedro in California all'età di 73 anni, poco dopo aver completato il suo ultimo romanzo, Pulp। Il rito funebre fu celebrato da un monaco buddista.

Tratto da Wikypedia - Italian version -





sabato 10 marzo 2007

poesia - LA GRANATA LADRA

dedicato a chi ha perso la vita nei Balcani
(poesia seconda classificata al premio Pegaso FI, recensita e pubblicata dal mensile DOC)


Tra colori sbiaditi,
vocii ritrovati
festano il mercato.
Una fiumana
di gente ondulante
annega teste
in profumi ammuffiti
e stoffe speziate.

Ma
una Ladra,
nell’aria
in agguato,
ha scivolato
l’ala morta
sulle scarne vite
del mercato.

Ora
solo odori
bruciati
e anneriti colori...
Sono coloro
che il Rosso
di strazio
ha marchiato.

Altri vocii
corrono il mercato.
Solo urla
strappate
da una granata
che la vita
ai loro cari
ha stroncato...

Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione)

La Spezia, 29 agosto 1996

S. VALENTINO E GLI AMORI MALEDETTI...


Fabio (è un nome di fantasia), mi ha concesso gentilmente di documentare un amore torvo e "spaccacuore"... Lo conosco bene Fabio, e mi ha consentito di fotografare il messaggio che ha poi consegnato alla donna che amava... un amore impossibile e mai ricambiato... Fabio pochi giorni dopo ha scoperto d'avere un cancro... CONOSCI STORIE SIMILI? COMUNICAMELE - dannycavalera@tin.it



CLICCA SULLA FOTO PER LEGGERNE IL CONTENUTO

venerdì 9 marzo 2007

IL DECALOGO DEL “BUON” VIOLENTO

Alcuni si definiscono, a torto, persone addirittura “pacifiste”. E se additate come persone "violente", storcono il naso, protestano... eppure non sanno o non vogliono ammettere che il violento non è solo quello che reca un danno fisico, o materiale, ma anche:

1) chi si fa giustizia da solo;

2) chi mente/diffama/calunnia per far valere le proprie ragioni o semplicemente per passare "bene";

3) chi pretende di avere qualche titolo (datore di lavoro, coniuge genitore...) per dominare la vita di un'altra persona;

4) chi è geloso o chi pretende di farsi amare;

5)chi è competitivo ogni oltre ragionevole limite;

6) chi combatte guerre "per un principio";

7) chi pensa che la violenza a un debole (la sberla ad un figlio, ad esempio) sia qualche volta giustificabile;

8) chi manifesta idee anche velatamente razziste;

9)chi pensa che sia giusto agire per conto di un'altra persona, se è per una buona causa;

10) chi esalta l'aggressività, la forza, le armi... senza nessun rispetto per la vita umana;

Di solito tali persone allevano i propri figli con queste regole, e poi rimangono meravigliati quando vengono chiamati a rispondere per il comportamento delle loro "innocenti creature" .

Il bullismo non è un fenomeno giovanile, è solo il frutto acerbo della Società Odierna!

CRISTICCHI e la sua ultima canzone

DANIELE CAVALERA - chi sono e il perché del mio blog

Fumettista, pubblicista, poeta e scrittore, Daniele Cavalera ha vinto svariati premi letterari ed è stato per alcuni anni recensore di NETEDITOR http://www.neteditor.it/

le mie opere poetiche: http://www.equilibriarte.org/daniele_cavalera/blog/poesie-di-daniele-cavalera

Eccomi a te, curioso cybernauta annoiato e stanco che non sai come usare la mano... e ti accontenti di un mouse...


Ma bando alle ciance e veniamo al dunque... ora dimmi, cosa vuoi sapere di me?


Sono nato in una notte "tempestata" (di stelle) di mezz'estate... quella povera vittima di mia madre, che mi ha partorito con grandi dolori, ancora non sapeva quante "palanche" le sarebbe costato allevarmi...
Era dunque una notte molto umida e calda di luglio... in quella città bellissima e oscura che è La Spezia.
Un rapporto della polizia del 1975 riporta quanto segue: "il personale medico e paramedico che ha preso parte, direttamente o indirettamente, al succitato parto, è morto o scomparso dopo pochi anni, e in circostanze misteriose... "

Era l'anno della Beat Generation (il 1967), e credo che la mia nascita abbia influenzato lo spirito di Kerouac... anzi ne sono pienamente convinto!
Amen, fratello...

Scrivo dall'età di 5 anni (e i muri della vecchia casa ne sanno qualcosa)... e a 17 già pubblicavo per i quotidiani "IL SECOLO XIX" e "LA NAZIONE" Ho iniziato la mia vera fatica letteraria (300 pagine) all'età di 26 anni... ho pubblicato i miei racconti e le mie poesie in antologie letterarie... alcune delle mie opere sono state premiate in concorsi nazionali di poesia e narrativa (a La Spezia, a Pisa, a Firenze, a Messina, a Roma...).

Nel novembre 2000 ho ideato e fondato la newsletter/fanzine letteraria (unica nel suo genere, che ha riscosso molto successo) DK informa; l'ho diretta per quasi un anno, assieme a ben sette collaboratori di alto livello, tra i quali ricordo Beniamino Sidoti (esperto di scrittura collettiva e creativa, giurato del Trofeo RiLL, ideatore di Lucca Games e molto molto altro ancora) e Gordiano Lupi (editore e scrittore emergente), oltre a una corrispondente universitaria Catalana che si occupava di letteratura spagnola.

Questo sono io... una persona combattiva, tenace, insolente, maledetta... ma soprattutto creativa!
Mia madre, che ha sempre avuto paura di me, nel descrivermi agli altri, usava dire: "E' un ragazzo tanto dolce e angelico, quanto crudele e diabolico". Una mia ragazza (uscita di senno dopo qualche anno), mi ha appioppato il nomignolo di sweet devil (dolce diavolo)...


Ma chi o cosa sono?
Lo lascerò scoprire a voi...

In questo blog mi occuperò principalmente di me, dei miei testi, delle mie battaglie, di scrittura creativa, di diritti umani...

Pubblicherò i miei testi e la mia vita...

Se mi accetterete, sarò parte di voi, uno di voi, uno diverso da voi, un tutt'uno con voi...

dannycavalera@tin.it




Ora vi delizierò con un mio racconto, che trovate pubblicato in molti siti, tra i quali quello di Bookcafè, e nello specifico alla pagina "il racconto dell'anno edizione del 2001":

(http://www.bookcafe.net/concorso/concorso_Detail.cfm?ID=63):




LA LETTERA fatica letteraria pluripremiata di Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione)


Il racconto si basa su una lettera realmente recapitata. Il suo inquietante contenuto è stato fedelmente riportato...




OPERA DI CRISTIAN DETREMONT

Hai presente l'abbacinante chiarore mattutino che squarcia l'inverno e se lo lascia agonizzante alle spalle, facendoti disimparare il suo alito grigio e polare? Sì, l'hai presente… ma non è questo che mi colpisce della primavera. I suoi pollini. Tanto vaporosi e profumati, gialli o pallidi, così maldisposti verso la civiltà... questi lasciano un'impronta profonda in me. E nei miei bronchi. E' aprile, e mi risveglio con le prime allergie, tra piante che fioriscono e animali che sprigionano ormoni. Ma non ci sono né latrati né muggiti in questo Mondo di plastica. E noi esseri umani facciamo ruggire il motore dell'auto e diffondiamo ossido di piombo e benzene verso le prime ferie della bella stagione. Cosa credi… anche la mia compagna ed io ci siamo fatti abbindolare acquistando un "pacchetto" nell'agenzia di viaggi sotto casa. In pratica, abbiamo affittato un bilocale in un residence a Fiumaretta, ad un passo dal fiume e poco lontano dal lambire del mare. Questo per slegarci un po' dalla vita sedentaria consumata troppo a lungo in una grande città del nord. E sai com'è andata? Siamo finiti qui a Fiumaretta per intossicarci di stress e di litigi per aver dimenticato a casa lo spazzolino elettrico, o per stabilire chi deve preparare la colazione. Ma la guerra vera ce la facciamo per la doccia: a chi tocca per primo? E le mutande… anche in vacanza un uomo deve cambiarsele spesso? E poi la mia compagna russa. E me ne rammento solo quando siamo in villeggiatura…E ho rifatto a botte con la lampo stregata del borsone da viaggio. Alla partenza non si chiude mai, ma all'arrivo o si rompe, o fa più storie della tua donna quando sei in preda al desiderio più sfrenato. E' successo anche a te? Che ti dicevo…Abbiamo "sganciato" molto per affittare il bilocale dipintoci come una gemma incastonata in un complesso balneare solare e mondano, con valenti animatori turistici, e zeppo di comfort. Ma siamo arrivati che bruscolava. E ci siamo trovati di fronte ad un prefabbricato bianchiccio, di due piani, e con gli avvolgibili celesti. Recintato male e attorniato da erbacce. Sull'acqua della piscina galleggiava una chiazza ampia e tranquilla di lichene. E lo vuoi proprio sapere? Siamo solo in tre. La mia compagna Morena, io, e quella dell'interno due.



"Che ce l'avete un paro de centeuri spicci? Quattro da cinquanta vanno bene. Ce ho urgenza de cambià… per fà er resto a li mei clienti". Poi la donna si volta verso una voce roca e aggiunge: "A bello, spegnite… non vedi che sto a parlà con un bambacione?"



Le chiamano così adesso? "Animatrici turistiche"? Divincolatici dalla donna e ancora con la cartina stradale in mano, appoggiamo le caviglie gonfie su una sedia. E, finalmente, respiriamo aria di vacanze… e di piedi. Ma voglio risparmiarti questo particolare. Ci assopiamo così, e lentamente, col fondoschiena affossato nel telo che ricopre il divano polveroso.Io? Pigro a balla, faccio scaricare la station wagon a Morena solo nel tardo pomeriggio.



"Morena questa volta tocca a te."



"Non contare su di me, caro."



"Dai, Morena! Lo senti? Questo rutto è il panino alla capricciosa che tu m'hai fatto mandar giù durante il viaggio. Bisticcia ancora con lo stomaco."



"Non ci casco."



"Dai, su, ho guidato io. Per quattro ore… e non mi vedi? Sono ancora stanco morto."



"Valà, crumiro!"



"Se non fosse stato per il 'crumiro', a quest'ora non saremmo qui, cara…"



"Magnifico! E ti vanti pure? Io senza di te sarei ad Atene, o al Cairo, carino…"



"E vai, chi ti trattiene!", e con Morena che impreca giù per le scale, m'avvio soddisfatto in avanscoperta come un moccioso ficcanaso, intrufolandomi dappertutto. Nel bagnetto attiguo alla stanza da letto c'è un tubetto di dentifricio. E io lì a provare a farne uscire la pasta essiccata. Lassù un rotolo di carta igienica impolverato. E dentro la tazza del water? una moneta. Forse mezzo dollaro.'Se fosse stato un doblone d'oro, non avresti esitato a recuperarlo!'Sono io che parlo così? Sono proprio io... e mi dirigo sulla terrazza a stropicciare e ad annusare una pianta avvizzita e malata. E tendo l'orecchio perché le imprecazioni incomprensibili e lontane di Morena mi distolgono. " Ma che c'hai!", ribatto con voce sommessa, e con poca convinzione. So che non può sentirmi. E Morena è lì, in fondo al vialetto. E' alle prese con le valigie, e la canna da pesca, e il retino… e le cade un sacchetto di plastica e forse si rompe qualcosa. Ma poi, poi non mi accorgo nemmeno quando abbandona tutto ai piedi dei sedici scalini che conducono all'uscio di questo nostra "vacanza da sogno", per consumare un Magnum al pub-pizzeria laggiù a sinistra oltre la piscina, nello stesso complesso residenziale. Morena ha un carrè color tiziano. E' alta e slanciata, ma alle prese con un pizzico di cellulite e con i suoi 29 anni. Non ha mai pensato di proseguire gli studi oltre il diploma. E devo costantemente spronarla. Ma non credere che sia pigra. Dove vuole, sa chi, cosa, come, e quando ottenerlo… senza tanti discorsi.Questa è Morena. E odia i programmi, e la mia mania per l'ordine… Ma io e i miei jeans stirati siamo pignoli soprattutto verso gli altri. E ho altre manie, più o meno celate. Che ne pensi, ad esempio, di questo mio intrufolarmi dappertutto? Sono ossessionato dal mistero. Da quello che non posso conoscere. O capire. O sapere.Ad esempio, chi ha perso quel mezzo dollaro? Ma, soprattutto, quando l'ha perso? Prima o dopo i suoi "bisognini"? Assorto nei miei pensieri, raschio con le dita tra la polvere, sul mobilio del bilocale. Odoro tutto. E scruto sotto il lavello dell'angolo cottura. Guardo dietro la libreria di compensato dell'ingresso. E assaggio la pasta dentifricia pietrificata. Alla fine bam!, faccio il colpaccio. Scendendo per vedere come Morena scarica la wagon, sono letteralmente folgorato da qualcosa che mi scaturisce da dentro. E' una specie di sesto senso, e m'inonda, anche se tu ti ostini a chiamarlo "cattiva digestione" per via del panino alla capricciosa. Allora che faccio? Sento l'irrefrenabile bisogno di controllare la cassetta della posta. Quella che corrisponde al numero d'interno dell'appartamento. Ma è vuota. Però alzo gli occhi, e noto una comunissima busta bianca. E' una lettera regolarmente affrancata, abbandonata sopra tutte le altre cassette della posta, figlia di qualcuno, ma preda di tutti e di nessuno… è là apposta per me. E la senti? Mi chiama. Vuole farsi cogliere nell'ombra del sottoscala. Tu non insistere. Lo so che è un furto. Diciamo che ho preso questa lettera in buona fede. E voglio solo leggerne il mittente. Lo giuro. Poi la consegnerò inviolata al legittimo proprietario. E di persona. Ma che ti sto dicendo? è stata spedita di sicuro a qualche villeggiante della scorsa stagione, e chissà da quanto tempo è qui. Garda, da otto mesi, a giudicare dal timbro postale.'Che fai non l'apri? Dai, aprila!'Sono io che parlo così, ma non mi meraviglio. Mi guardo intorno. E Morena che fine ha fatto? Morena, ignara, sorride cordialmente a Louis, il barman del pub oltre la piscina. Ma non lo incoraggia. Però questo tale, che in realtà si chiama Calogero, cerca "d'acchiapparla".



"Senta, sono venuta solo per il gelato."



"Sciolto?"



"Sciolto che?", ribatte Morena.



"Il gelato, lo vuoi sciolto o confezionato?"



"Ma se le ho chiesto un Magnum… ha presente? Come lo potrò desiderare, secondo lei?"



Morena duella con questo "Louis", mentre ora io sono qui, sul letto del bilocale, e tra le mani ho questa lettera misteriosa. Compilata nelle sue parti da una grafia maschile e incerta. Morena è lontana mille miglia, e posso vivere la mia avventura indisturbato. Borbotto un "che c'è di male...", e strappo con noncuranza la busta. E leggo, bagnato dall'irrefrenabile desiderio di conoscerne il contenuto:



Io vi ringrazio per il vostro gesto, però mi meraviglia quello di non ricevere vostre notizie - Vedete, a vostra insaputa sono successe tante cose, e di questo non vi Ho mai detto niente - Come prima cosa vi voglio dire ciò cHè è successo con Gino - Sai chè poi è morto si è ucciso, ma non voglio fare commenti, però quando la discussione con lui è degenerata Ho dovuto prendere provvedimenti - Gino era venuto a uccidervi, e mi aveva chiesto il permesso a mè - Più cHè altro ce l'aveva con Pino, e in ogni modo venne a casa mia con il 38 e partì per venire da voi, e io gli dissi " ma se ti apre mia sorella, cosa fai" - Lui mi rispose cHè non poteva assicurarmi niente - Sono partiti in due e io con altri tre amici li abbiamo inseguiti fino a CHiavari c'era uno slavo con lui cHè Ha preso tante botte cHè non puoi credere, poi a Gino gli Ho levato la situazione di mano e l'Ho preso a scHiaffi e l'Ho riportato a Genova e me lo tenevo sempre vicino a mè in maniera cHè non combinasse niente - Poi Ho pensato io come mettere le cose a posto, che per lettera non posso spiegare, affinché alla fine + lui si è sparato un colpo di 38 al cuore -



Leggo e rileggo a fatica la prima facciata di questa insolita e tremenda lettera. E m'è già passata tutta la voglia di mistero, e d'avventura che m'aveva catturato all'inizio. Tu che dici? Sono più sconvolto dal contenuto? O dalle sgrammaticature sparpagliate per il foglio? Ma nonostante ciò, qualcosa mi costringe ad andare avanti. A voltare la lettera. E a leggerne la seconda facciata. E' l'ineluttabile. Non voglio, ma gli occhi non si staccano dalla carta. E questo Qualcosa va oltre, e supera di gran lunga la mia ossessione per il proibito. Mi sento strano. Sono preoccupato ed eccitato. E' come se vivessi e vedessi scene e situazioni narrate nella lettera. Posso perfino annusarle! Ed ho in bocca quel gusto. E' la saliva amara di chi ha rosicchiato gli angoli del foglio. Ma non posso sottrarmi dalla lettura, neppure chiudendo gli occhi. Riesco a vedere ugualmente il testo che si fonde con colori e avvenimenti:



Tutto qui, io non vi Ho mai tradito e anche una sera all'Orchidea è venuto uno cHè ce l'aveva con Pino e noi lo abbiamo portato fuori perché mi voleva parlare e ancHe questo a preso tante botte cHè non puoi credere e gli Ho dato la diffida di non disturbarvi è di non pensarvi propio parlava di barcHe ora non ricordo - In ogni modo scusatemi ma questo è uno sfogo cHè vi dico perché voi pensate cHè io non vi voglio bene, è non vi o pensato mai invece vi Ho pensato sempre e Ho fatto tante cose - In ogni modo un giorno potremo parlare meglio di tutto e così mi capirete - Ora io Ho preso un paio di proscioglimenti sono quasi 3 anni cHè sono quì al manicomio e ora il 24 vado a fare la Revoca spero bene perché mi hanno dato la pericolosità psicHica malato incurabile, scHizzofrenico Paranoide con visioni visive e uditive, insomma un gran casino - In ogni modo mi sono sempre comportato bene cioè, spero il 24 mi diano la Revoca, poi dovrei tornare in galera per qualche mese dell' 87 residuo ma prenderò il 47 e dovrei uscire spero entro l'anno - Se andrò via di qui ve lo farò sapere - Questa è la mia situazione e ora vi mando tanti saluti a voi e ai vostri figli - Ciao da Gigi



Non ricordo quando ho finito di leggere la lettera. Nel mio cervello sconquassato da un assordante ronzio c'è stato un attimo di Nulla… e che strano odore! medicinali e tabacco di pessima qualità. E ora è tutto così annebbiato, e non so distinguere le figure intorno a me. Non ricordo chi sono. Possibile? Morena mi soccorrerà. Sì, lei m'aiuterà a ristabilire l'ordine e mi ridarà equilibrio… ma non è facile. Devo prima spronarla, ma non credere che sia pigra. Lei è fatta così…La chiamo? La chiamo…"Pinooo…" Come sarebbe a dire 'Pino'? E che ci faccio seduto ad una scrivania scarabocchiata e sfregiata? Ho una Bic blu in mano e devo avere appena finito di scrivere una lettera. "Gigi, sei pronto per l'iniezione?", mi dice l'infermiere dell'ospedale psichiatrico Lo odio perché fa zampillare il liquido incolore dall'ago. E poi puzza di colonia. Devo dargli tante botte che non puoi credere. Ma mi calo le braghe senza tante storie e gli dico "AncHe oggi mi sono comportato bene - Questa scHizzofrenia Paranoide è un gran casino! Spero che il 24 mi diano la Revoca…" Sento uscire dalla mia bocca queste parole, e le vedo come scritte su un foglio bianco. Sandro, l'infermiere, rivolgendosi ad un medico appena giunto, confessa "Dottò, ma quando lo fanno uscire più a questo?" …e, zac!, affonda l'ago con potenza nei glutei inguaribili di Gigi…



* * *



"Chiamami pure Louis, piccola…"



"Louis un corno! L'avverto, il mio uomo è cintura rossa di kung-fu."



E Morena ha preso il Magnum e s'è allontanata velocemente dalle petulanti avances del barman. Ora è fuori del locale e si rammenta che la "sbranerò" per essersi assentata abbandonando alla rinfusa tutto quanto per le scale, col rischio di farci fregare le valigie e la mia canna da pesca. E' ad un passo dal bilocale, ma non mi sente sbraitare.



"Possibile che quel 'crumiro' non si sia accorto che sono sparita per venti minuti? Cavolo!"



Poi Morena alza gli occhi dal Seiko e incrocia lo sguardo colpevole di un cliente della nostra vicina. E sale le scale. E' intimidita e sorpresa e, remissiva, mi chiama "Tesoro…". Insiste ad alta voce, ma dal bilocale non s'ode neppure un respiro. Entra e guarda anche sulla terrazza. Poi giù, verso la piscina, caso mai fossi andato a frugare da qualche parte. Mi cerca perfino nell'armadio. Varca di nuovo la soglia della stanza da letto. E' frastornata, e non riesce a capire come sia arrivata sul letto quella busta vuota, strappata in malo modo…

ALCUNI COMMENTI (tratti dal sito: ALIDICARTA - http://www.alidicarta.it/elenca.asp?categoria=narrativa):

Raffa&Giulia (7/27/2006) : "mamma mia è scritto benissimo...ed è veramente inquietante..complimenti!!!"

dark (5/26/2005) : "Bravo, fino alla fine rimane il mistero. P.S.: all'inizio sembra un pezzo comico, che però è descritto molto bene."

Claudia Pilla (7/12/2003) : "Ciao, mi chiamo Claudia e... beh il testo é bellissimo, l'ho letto d'un fiato. Il resto dov'é??? È una cattiveria lasciarmi lí a mezza strada! Tu, dove sei finito? E Gino, la tua compagna e il barman?Dove lo trovo il seguito?"

aziza (3/13/2003) : "Originalita' del soggetto a parte, ho apprezzato il ritmo del rapporto dualistico che fin dall' inizio si crea nel racconto, dove Morena resta quasi sempre in secondo piano lasciando la ribalta ai due "lui", quello "visibile" e l'altro... Equilibrio, introspezione e capacita' di suscitare subito curiosita' e aspettativa. Bravo - Alberto"

Animaleggera (4/26/2002) : "Ho appena finito di leggere il tuo racconto e devo farti i miei complimenti. E`intrigante, avvincente e incalzante; si legge tutto d'un fiato. Mi è piaciuto molto. Ciao, è stato un piacere leggerti. Eleonora."

Vento (10/1/2001) : "Ciao... ho solo l'impressione di averla gia' letta o l'hai effettivamente pubblicata da qualche altra parte su internet? Mi e' piaciuta molto, ma mi pare addirittura di averla gia' commentata... forse ho sognato? Dario"

.S. (7/24/2001) : "Complimenti "la lettera" è narrata molto bene. Presenta, a tratti, un intuito che si imprime nella coscienza del lettore. A volte, e questo è ciò che mi è piaciuto di più, confonde e spiazza totalmente. In queste situazioni l'unica cosa che si riece a concepire è l'attesa; aspettare che il protagonista esplori per te la via migliore, e te la racconti. Ma questa volta non è così, questa volta neanche il più accorto esploratore riesce a interpretare la sua fidata bussola. Mi ricorda molto Don De Lillo."

.S. (7/24/2001) : "Bella. Complimenti!"

naked lunch (6/19/2001) : "davvero non male..."

indiana (6/3/2001) : "Se la lettera e' vera e' una cosa agghiacciante! Non credo che mi sarei comportato in maniera differente da te. Oltretutto hai un "raccontare" affascinante...bravo!"

LE POESIE DI DANIELE CAVALERA

L'ARIA PRIMA DELLA PIOGGIA... ispirata da pensieri, parole e sguardi di Luisella di Rosignano Solvay

Quest'aria crepuscolare,

prima della pioggia,

è greve come i pensieri

che mi rigonfiano

gli sguardi...

E si frantumano

oscurità,

penetrate

da lame improvvise

di luce aguzza...

come da squarci

d’improbabili realtà.

In che mondo

far coincidere

indefiniti

e tetri contorni

con cose chiare e certe,

o con coerenti pensieri?

Ma questa riflessione,

lenta

e impicciata,

è ansia!

che prende

giù giù

alla gola

la mia luuunga

inquieta

basita

attesa.

Poi, finalmente,

dagli occhi

cielo

scroscia la rovescia...

Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione) Lido di Camaiore, 3 marzo 2007 (ore 18.45)

SOPRAVVIVERTI DENTRO

Dimenticare

è sopravvivere

dentro...

...Mitigare

il dolore

del tuo ricordo...

...Lenire

il languore

degli sconforti...

...Cancellare

i cipigli

del cuore...

Dimenticare

l’Amore

per sopravviverti dentro...

Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione) Masotti, 31 maggio 2006

STORIA AL TRAMONTO

Occhi impolverati

d’accanimento

nell’ombra oscura

del tramonto…

Ma perché?

Perché provare odio?

Per scoprire

l’emozione d’esistere?

E dov’è la Vittoria,

se il boccone

sa di Sconfitta?

Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione)Lido di Camaiore, 9 dicembre 2006(al tramonto)

ANGELO NERO

L’angelo nero

non cerca il grido,

lo soccorre!

La fama

non lo sfiora,

lo evita.

Ha fame

e non s’impedisce

di darti.

La veste impesticciata

non trasanda,

nobilita.

La nudità

non è pornografia

ai suoi occhi.

L’angelo nero

non rifugge il demonio,

lo saluta.

Lingua strappata

che non sanguina mai

giudizi.

E’ anima

ribelle

all’Ingiustizia.

Con lo scudo di teschio

irrora

fiori di campo.

Un femore con la mancina

brandisce

per scacciar sciacalli.

Oggi mani insanguinate

hanno ucciso

o salvato...

... e tu osi giudicare

i colori dell’angelo nero

senza sapere?

Daniele Cavalera (tutti i diritti riservati - vietata la riproduzione) Lido di Camaiore, 13 aprile 2007

LA PAZZIA

LA PAZZIA
è la normalità...

Ti regalerò una rosa

di Simone Cristicchi Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un’emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase Migliaia di astronavi che non tornano alla base Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole Mi fabbrico la neve col polistirolo La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio… misurate le distanze E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare Eri come un angelo legato ad un termosifone Nonostante tutto io ti aspetto ancora E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sto sul tetto Cara Margherita son vent’anni che ti aspetto I matti siamo noi quando nessuno ci capisce Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce Ti lascio questa lettera, adesso devo andare Perdona la calligrafia da prima elementare E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare