martedì 20 marzo 2007

NAOMI, TESTIMONIAL DELLA VIOLENZA FEMMINILE!

Vi riporto una notizia ANSA, copiata pari pari, così come è apparsa quest'oggi 20 marzo 2007

NEW YORK - Stivali dai tacchi vertiginosi ai piedi e scarponi da lavoro in spalla, la top model Naomi Campbell ha timbrato il cartellino del suo primo giorno di lavoro presso il Sanitation Department di New York, la nettezza urbana newyorkese. E' cominciato così il primo di cinque giorni di lavoro socialmente utile, 'punizione' inflitta dalla Corte di Manhattan alla modella per aver aggredito e ferito la cameriera Ana Scolavino lanciandole il telefono cellulare. Una sentenza che ha avuto il sapore del contrappasso dantesco per la diva delle passerelle che, armata di stracci e ramazza si è dedicata alla pulizia dei pavimenti di uno stabile del Lower East Side di Manhattan. Col viso nascosto da un berretto e da un gran paio di occhiali scuri, Naomi ha sfilato davanti agli obbiettivi dei fotografi, che l'hanno immortalata in strada, mentre alle otto del mattino si recava 'al lavoro' scortata da un agente del Dipartimento. I fotografi però non sono stati fatti entrare nel locale al seguito della Venere nera in versione spazzina: a differenza del cantante Boy George - spedito per simili ragioni a spazzare le strade della Grande Mela e tenuto costantemente sotto l'occhio delle telecamere - l'ordinanza del giudice ha concesso alla Campbell di 'fare penitenza' alla larga dagli obbiettivi dei paparazzi. La modella tuttavia ha già trovato il modo per trasformare la cocente umiliazione in pubblicità, avendo dichiarato l'intenzione di mettere all'asta per beneficenza la 'divisa' indossata sul lavoro: "Il ricavato andrà direttamente al Fondo per l'Infanzia di Nelson Mandela", ha detto la top model. L'incidente, il quarto del genere che ha coinvolto Naomi, risale al marzo dell'anno scorso. Non riuscendo a trovare un paio di jeans nel suo favoloso appartamento su Park Avenue, la modella si era scagliata contro la cameriera accusandola di essere una ladra e colpendola alla testa con il suo telefonino cellulare intarsiato di pietre preziose. La poveretta era stata portata in ospedale dove i medici avevano dovuto metterle cinque punti di sutura.

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LA PAZZIA

LA PAZZIA
è la normalità...

Ti regalerò una rosa

di Simone Cristicchi Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un’emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase Migliaia di astronavi che non tornano alla base Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole Mi fabbrico la neve col polistirolo La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio… misurate le distanze E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare Eri come un angelo legato ad un termosifone Nonostante tutto io ti aspetto ancora E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sto sul tetto Cara Margherita son vent’anni che ti aspetto I matti siamo noi quando nessuno ci capisce Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce Ti lascio questa lettera, adesso devo andare Perdona la calligrafia da prima elementare E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare