martedì 13 marzo 2007

DONNE VIOLENTE

FOTO TRATTA DALLA SERIE TV LE STREGHE Quello della violenza "rosa" non è un fenomeno marginale...
Parlare di uomini picchiati può sembrare poco credibile, e in alcuni casi suona molto offensivo, se si confessa che sono le donne a infligger loro tali violenze. Ciò nondimeno, è una realtà! Questo tema è affrontato più sul continente americano che in Europa perché i movimenti che difendono i diritti maschili sono meglio organizzati e più attenti ai temi sociali, e anche perché l'argomento viene maggiormente diffuso attraverso i mass media. In un'inchiesta condotta da Denis Laroche per l'Istituto nazionale statistico del Quebec nel 1999, 62.700 donne e 39.500 uomini si sono detti vittime di violenza coniugale (dove per “violenza” va inteso ogni tipo di maltrattamento). Cifre queste che vanno contro la storia politicamente corretta secondo la quale gli uomini sarebbero sistematicamente i boia e le donne esclusivamente le vittime. Un altro luogo comune da sfatare e quello per cui gli uomini utilizzerebbero la violenza fisica, le donne i ricatti psicologici. Oggi, invece, capita a molti uomini di esprimere psicologicamente la loro violenza, soprattutto attraverso il silenzio. E oltre l’80% delle donne violente usano ricorrere ad oggetti, stoviglie, coltelli, liquidi bollenti come acqua o caffé… (in alcuni casi anche sostanze chimicamente ustionanti). Durante gli attacchi psicologici, le donne in genere denigrano l'identità sessuale del maschio, la sua virilità, mentre l'uomo violento si limita solamente a voler avere ragione.


La violenza femminile è tabù. Perché?

In ogni coppia (anche al di fuori dell'istituzione matrimoniale), c’è un momento in cui la relazione diventa una lotta di potere nella quale i due protagonisti tendono ad esercitare violenza a turno. Oggi, tuttavia, si assiste ad una valorizzazione della violenza femminile: una donna che si difende o si batte viene considerata come una donna forte. Questo atteggiamento entra in contraddizione con l'immagine tradizionale che la vuole dolce e materna. Bisogna sapere che le coppie lesbiche sono due volte più violente rispetto alle coppie eterosessuali, e che nei casi di infanticidi oltre il 57% dei bambini viene ucciso dalla propria madre. Questo paradosso mina le fondamenta del pensiero femminista che mira proprio a demonizzare il maschio e ad idealizzare la donna. Eppure in Quebec, è la violenza delle donne verso gli uomini in aumento, non l'inverso.


E l'uomo picchiato?

Gli uomini che vengono picchiati fisicamente spesso sono creduti poco e vengono ridicolizzati dai familiari, dagli amici, dai colleghi...

La società odierna (dagli USA all’Europa ) ha voluto guardare con un occhio solo al fenomeno delle violenze coniugali subite dalle donne. Una donna picchiata guadagna uno status non indifferente, e può contattare e trovare sostegno presso migliaia di gruppi o di associazioni per uscire dall'inferno delle violenze coniugali, come spiega la ricercatrice svizzera Sophie Torrent (autrice di una tesi nel 2000 dal titolo L'uomo picchiato, un argomento intimamente tabù). Un uomo che si dice maltrattato prova un enorme senso di colpa e perde il suo status di uomo, finendo per restare isolato. Non esiste allo stato attuale struttura di accoglienza o di sostegno sociale (se non in un unico eccezionale caso: quello della Gran Bretagna è quella che ha forse sta aprendo per prima gli occhi sul problema. Però i britannici, e solo di recente, possono contare solo su tre ostelli per uomini maltrattati. Che si limitano a dar loro accoglienza.

La nostra Sociètà, persistendo nel negare il fenomeno degli uomini maltrattati, sta mettendo al bando tutta una categoria di donne violente che soffrono gravemente a causa dei loro comportamenti. E che hanno bisogno d’aiuto.

E in Italia?
Non ci sono vere e proprie statistiche. Comunque
per il maschio italiano è difficile, se non addirittura impossibile rendere noto un maltrattamento subito da una donna (consiglio un approfondimento sul sweguente blog: http://etendard.blogspot.com/2005/11/sempre-pi-donne-oggi-picchiano-e.html)

Da noi, e per casi di cui ne sono personalmente venuto a conoscenza, spesso un uomo che subisce violenze psicologiche e fisiche (quando lo racconta), si sente chiedere: “Ma lei cos’ha fatto per far reagire così quella povera donna?”

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LA PAZZIA

LA PAZZIA
è la normalità...

Ti regalerò una rosa

di Simone Cristicchi Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un’emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase Migliaia di astronavi che non tornano alla base Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole Mi fabbrico la neve col polistirolo La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio… misurate le distanze E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare Eri come un angelo legato ad un termosifone Nonostante tutto io ti aspetto ancora E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sto sul tetto Cara Margherita son vent’anni che ti aspetto I matti siamo noi quando nessuno ci capisce Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce Ti lascio questa lettera, adesso devo andare Perdona la calligrafia da prima elementare E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare